Scatti di poesia | Pesem o morju
Il progetto, programmato con cadenza annuale, intende fungere da laboratorio di ricerca per la produzione di immagini fotografiche della Puglia, originali e creative, ispirate a testi poetici dedicati a diversi aspetti della regione. L’idea che sottende la mostra “fotoletteraria” Scatti di poesia mira, infatti, a produrre “visioni” artistiche della Puglia in virtù di un incrocio creativo tra poesia e fotografia, che – per la prima edizione – vede coinvolti dodici poeti pugliesi tra i più rappresentativi (Aldo Bello, Vittorio Bodini, Raffaele Carrieri, Girolamo Comi, Gianni Custodero, Giuseppe D’Alessandro, Luigi Fallacara, Umberto Fraccacreta, Carlo Francavilla, Rosella Mancini, Vittorio Pagano, Cristanziano Serricchio) e altrettanti fotografi pugliesi o di origine pugliese (Mimmo Attademo, Berardo Celati, Angela Cioce, Stefano Di Marco, Giuseppe Di Palma, Carlo Garzia, Cosmo Laera, Gianni Leone, Giuseppe Pavone, Michele Roberto, Pio Tarantini, Gianni Zanni).
Poeti, poesia, fotografi, mostra, castello monopoli
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Pesem o morju

Giuseppe Di Palma

Rassegna
scatti di poesia 2018
Tags
Del mare, Pesem o morju
I versi:

Kadar zaspiš izmučena,
mehka voda, ki so jo ukrotile
trave bregov, kadar zaspiš
s senco strogega vrbja
in z globokim čelom, sanjaš, da je morje
blizu, da se v tolmunih peni
galebji krik.
Tedaj razvijem od časa sprano jadro,
čakam veter od juga, čakam
veter od vzhoda,
božam mrtvi jambor.
In ni vetra od severa
in od zahoda ga ni.
Kje je moje morje, kje si,
prekleti veter, tulim
s pijanim grlom kakor vsi stari mornarji
in iščem po obzorju. Vidim
le tvoje tolmune.
Božam mrtvi jambor.
Razparam staro jadro.

 

Miroslav Košuta

 

Del mare
traduzione di Tatjana Rojc

 

Quando ti addormenti sfinita,
morbida acqua domata
dall’erbe degli argini, quando ti addormenti
con l’ombra di salici severi
e con la fronte profonda sogni il mare
vicino, e un grido di gabbiano
schiumare tra i tuoi gorghi.
Svolgo allora la vela logora di tempo,
aspetto il vento di meridione, aspetto
quello di levante,
accarezzo l’albero morto.
E non c’è vento da settentrione
e non ce n’è di ponente.
Dov’è il mio mare, dove sei,
maledetto vento, urlo
con gola ebbra come i vecchi marinai
cercando all’orizzonte. Vedo
soltanto i tuoi gorghi.
Accarezzo l’albero morto.
Squarcio questa vela antica.