Scatti di poesia | On the White Sea
Il progetto, programmato con cadenza annuale, intende fungere da laboratorio di ricerca per la produzione di immagini fotografiche della Puglia, originali e creative, ispirate a testi poetici dedicati a diversi aspetti della regione. L’idea che sottende la mostra “fotoletteraria” Scatti di poesia mira, infatti, a produrre “visioni” artistiche della Puglia in virtù di un incrocio creativo tra poesia e fotografia, che – per la prima edizione – vede coinvolti dodici poeti pugliesi tra i più rappresentativi (Aldo Bello, Vittorio Bodini, Raffaele Carrieri, Girolamo Comi, Gianni Custodero, Giuseppe D’Alessandro, Luigi Fallacara, Umberto Fraccacreta, Carlo Francavilla, Rosella Mancini, Vittorio Pagano, Cristanziano Serricchio) e altrettanti fotografi pugliesi o di origine pugliese (Mimmo Attademo, Berardo Celati, Angela Cioce, Stefano Di Marco, Giuseppe Di Palma, Carlo Garzia, Cosmo Laera, Gianni Leone, Giuseppe Pavone, Michele Roberto, Pio Tarantini, Gianni Zanni).
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On the white Sea

Immagine

Michela Pandolfi

Rassegna
scatti di poesia 2017
Tags
On the White Sea
I versi:

to Nevin Ozkan

You had your own bright room with all white walls
it overlooked the port in Tripoli,
whose shining light clarified and released
the essence of that carefree and joyous
adolescent you used to be at the time
your mother and your father were alive
and you lived together in the villa
on the corniche near the white sea of Libya.

 

You lived in a fairy tale where the Roman
Sabratha awaited you in complete
abandoned silence. You would descend the steps
of Aset’s Temple as they entered the sea
of turquoise, cerulean, and pearl cast waves
progressively they devoured the ancient
metropolis where you would pause on the stairs
of marble plunging into the Mediterranean.
You tasted the splendid saline decline
of past into present with the white sea.

 

Barbara Carle

 

Sul mare bianco
traduzione dell’Autrice
a Nevin Ozkan

 

Una volta avevi una camera
tutta bianca che si affacciava
sul porto di Tripoli, era sempre
piena di quella luce che avvampa
apre inonda scintilla affranca
l’anima di quell’adolescente
ilare e incosciente qual eri
quando avevi ancora padre
e madre vitali in quella villa
libica sul mare bianco che ora
ti manca tanto da far male al cuore.

 

Tu vivevi una favola dove
la Sabrata romana ti aspettava
silenziosa sola senza nessuno
scendevi le scale del tempio
di Iside che entravano nel mare
di onde turchesi azzurre di perla
e progressivamente divoravano
la città antica dove ti sedevi
sui gradini di marmo mentre
si tuffavano nel Mediterraneo
assaporavi lo splendido declino
salino del passato nel presente.