Mimmo Attademo
Mediterraneo
Quanto raccoglie di detriti e d’ansie
l’acqua rimossa dal vento salata
e quanti gabbiani all’alba del giorno
urlando la fame corrono i cieli!
E sulle sabbie dorate quante conchiglie
bruciate dal sole offrono il dorso,
dove ancora tra gli ossi di seppia e gli sterpi,
ostinato schiumeggia il rombo del mare.
E’ questo. Questo, questo è il nostro mare.
Ed in esso quante vite spezzate!
Nelle vene d’azzurro c’è il rosso del sangue
e le bave lunghe degli ultimi respiri.
Quante armi, e navi, ed urla, e morte!
Lì sono naufragati i nostri sogni
ed è scontro di fedi e di religioni
dove l’odio spietato arroventa i deserti.
Ma c’è un profumo di gelsomino nell’aria,
dove timida l’aurora apre sull’onde,
ed il soffio del vento, ruotando nel mare,
rinnova la vita ai raggi del sole.
Il sole… il grande sole sulla nostra pelle;
pelle bianca, nera, bruciata, nuda
nelle piazze, nei sobborghi, nelle baracche
dove l’unica certezza è la fame.
La fame di cibo, di pensieri e dell’oltranza
così lontana, irraggiungibile e vana,
e si guarda oltre le onde del mare
là dove il sole incurva ai tramonti.
Poi la sera, la luna, il respiro del Cosmo.
Sulle città distese ed assonnate
e sui percorsi delle antiche carovane
c’è il canto e il suono di una eterna poesia.
E’ questa l’ora dei sogni e della preghiera;
si aprono i libri, si stendono i tappeti
e a occidente il segno di croce sui bimbi.
Siamo noi i fratelli nell’unico Dio.
Tre fedi, tre religioni, tre chiese.
Si sta uccidendo la voglia di amare.
E d’intorno, guerre, guerre e contese.
Quanto è salata quest’acqua di mare.
Angelo Sagnelli