Giuseppe Di Palma
ispirata a: Paradiso II, 4-6
tornate a riveder li vostri liti: non vi mettete in pelago, ché forse, perdendo me, rimarreste smarriti
ciò che per l’universo si squaderna
Paradiso XXXIII, 87
e i cieli, gli angeli e la materia prima, e la forma della terra, delle piante, degli
animali e dei corpi sublunari e poi le parole segrete, e poi l’aria, e le lingue, e
le parole di dolore, e le voci alte, e la sabbia e i cori, e la vera fedeltà, la vera fede
e poi vivere negli animali e poi nell’uomo, e questo volo invernale o movimento delle
anime e il volgersi dei cieli e ancora essere leggeri o udire e non parlare, qualcosa discende
e non abbandona e qualcosa sospinge, sospinto molto prima, aria persa o ali che si alzano
non aspettare di vedere il cielo, prendi la calma, la voce fioca, il corpo nudo e le righe
tra le mani, e poi ancora, il corpo bagnato, non domandare, e non confondere i vivi
con i morti, e le parole crude e il seme, e poi ancora lo spazio e il tempo, le orbite
Florinda Fusco